giovedì 27 agosto 2009

Sport: c'è un limite alle prestazioni?

Quattro giorni dopo lo strepitoso 9"58 nei 100 metri, il giamaicano Usain Bolt ha stupito di nuovo il mondo fermando il cronometro sui 19"19 nella finale dei 200 metri, migliorando entrambi i tempi di 11 centesimi di secondo rispetto ai primati precedenti. Due record mondiali che Bolt conquista a un anno di distanza dagli ori olimpici di Pechino, quando i suoi 9"69 e 19"30 nei 100 e 200 metri sembravano destinati a durare a lungo.
Ma esiste un tempo al di sotto del quale non è umanamente possibile scendere? A questa affascinante domanda ha provato a rispondere Enrico di Prampero, biomedico e docente di fisiologia umana all’Università degli studi di Udine, nel corso di un convegno svoltosi in Italia lo scorso anno. Secondo di Prampero gli atleti professionisti sono ormai molto vicini al limite fisiologico dell’uomo e i margini di miglioramento sono assai ridotti.
Il ricercatore è giunto a questa conclusione analizzando le prestazioni degli atleti nel corso degli anni e stimandone l’andamento futuro mediante una proiezione statistica: tra il 2187 e il 2254 il velocista più forte correrà i 100 metri in 9”15 a una velocità media di 39,344 km/h mentre i mezzofondisti percorreranno i 5.000 metri piani in 11’20” (il record attuale è di 12’37”35). Secondo altri studi i record maschili raggiungeranno il picco teorico tra il 2020 e il 2060: Alain Neville dell’Università di Wolverhampton e Gregory White dell’English Institute of Sport affermano che le performance non miglioreranno comunque più dell’1-3% rispetto a quelle attuali: la maratona per esempio, il cui record attuale è di 2h4’26” potrà essere corsa in non meno di 2h3’09”.

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